A proposito dell' artista
Daniele Cazzola è nato a Pavia, dove sin da bambino dimostra una spiccata attitudine per il disegno.
Dopo la scuola secondaria di primo grado, frequenta così l’Istituto d’Arte “B. Cellini” di Valenza e lì apprende l’arte del cesello e l’importanza della precisione. Nei cinque anni di Liceo, rimasto affascinato dai dipinti del pittore e grafico ungherese Victor Vasarely, realizza diverse opere che si rifanno alla Op Art – a tempera, su cartoncino, ispirate alla matematica e alla geometria delle forme per creare un’illusione bidimensionale di movimento, sviluppando quasi un’ossessione per la perfezione. Daniele Cazzola si diploma nel 1973. È poi negli anni successivi che sperimenta ulteriori, varie, tecniche: matita, carboncino, olio, acquerello, acrilico per tavole di stampo tradizionale sia figurative, sia paesaggistiche. Dal 1977 svolge l’attività di orafo, con relativo negozio e laboratorio che, dal 1980, ha sede stabile a Voghera. E’ nel 1995 il poliedrico artista che decide di dedicarsi ad un’altra sua passione: la storia degli Indiani d’America, e la coniuga con l’amore per l’arte tant’è che nasce in codesta maniera il progetto di restituire a mano gli originali colori alle antiche fotografie in bianco e nero dei grandi Capi Indiani. Questo l’avvio di una felice collaborazione con la casa editrice Rusconi, e per mezzo di tale sinergia nel 1999 vien dunque alla luce il bellissimo libro illustrato dal titolo “80 Ritratti di Capi Indiani”. Ancora oggi a coltivare questo interesse storico, ne scrive e colora, ed è divenuto un noto collezionista di foto d’epoca, manufatti, volumi e molto altro inerente al popolo degli Indiani d’America. Mosso da tanta passione ha compiuto tre viaggi negli U.S.A., visitando parecchie riserve indiane. Negli ultimi anni ha altresì dipinto ad olio differenti paesaggi e i nativi americani. Tra varie collaborazioni artistiche e lavorative Cazzola dal 2014 lavora con l’architetto Fabio Rotella, nipote del famoso artista Mimmo Rotella (figura legata al movimento artistico del Nouveau Réalisme e alla Pop Art Internazionale), alla creazione di gioielli artistici per Murano Luxury Glass e ha esposto a Parigi una sua prestigiosa collezione di animali in vetro pregiato. Tra molteplici mostre citiamo, nel 2018, un’ importante e lunga permanenza espositiva nel Castello Visconteo a Voghera: stanze completamente allestite con le sue vaste collezioni artistiche, fotografiche e filmografiche, oltre agli oggetti artigianali autentici dei più volte citati Indiani d’America – motivo per cui è stata coinvolta l’associazione culturale Hunkapi di Genova. Dal 2017 Daniele Cazzola sente il bisogno di una nuova ricerca artistica, che vada al di là del convenzionale ma senza tuttavia rinunciare a nulla di quanto imparato negli anni ormai trascorsi. Viene attratto dai forti contrasti dei colori, delle forme e delle superfici, e passa dal grezzo all’estremamente lucido cercando sempre un effetto tridimensionale. Pressoché impossibile definire la tecnica oggi utilizzata perché troppo varia, tanto da apparire addirittura meravigliosamente indefinibile. Per l’artista difatti non devono esistere limiti d’espressione e di materiale di cui fornirsi. Evidente quanto il suo lavoro sia di certo materico, ed inizi dalla costruzione del supporto stesso. Unisce pittura e scultura, inevitabilmente influenzato dalla certosina attività orafa svolta per mezzo secolo. Oggi Daniele è particolarmente ispirato dalle concrete e quotidiane problematiche e dai disagi dell’animo umano, sostenendo che la cura è la Natura Sovrana che circonda qualsiasi creatura. Natura che “può avvolgere o strangolare”. “Oltre”, titolo del suo primo elaborato che dà avvio al detto filone, e che Cazzola afferma proporsi <<quale segno di un nuovo inizio e al contempo autobiografia visiva della mia vita passata. Esordisco in questa inedita avventura con tanto entusiasmo, il medesimo che ha caratterizzato numerose fasi della mia esistenza, con rinnovato ed ugual spirito di condivisione a coinvolgere tutte le persone che vedranno i miei lavori. La mia ambisce ad esser un’espressione totalmente libera. (...)>>. Nel 2019 Daniele vince il primo premio ad una mostra milanese in onore della celebre astrofisica Margherita Hack e partecipa alla Biennale di Milano, identificando il suo pensiero sull’arte con quello del cantante Augusto Daolio del gruppo musicale Nomadi ovvero <<Non dipingo per riempire un vuoto ma per svuotare un pieno che è dentro di me e preme>>.